Sul tema dell’attendibilità dei dati sul numero dei cosiddetti femminicidi si è già scritto molto. Ma in occasione delle celebrazioni del 24 novembre 2019 il circo mediatico italiano ci offre nuovo materiale.
Vi ricordate il nostro post intitolato La truffa del femminicidio smascherata dalla polizia di stato? Ebbene ad un anno dalla pubblicazione di quei dati sullo stesso sito è comparsa la nuova brochure che riporta informazioni sulle varie tipologie di atti violenti e persecutori di cui sono state vittime le donne nell’ultimo periodo. Ma è scomparso il numero assoluto di 32 femminicidi, che l’anno scorso aveva suscitato un vespaio di polemiche, come avevamo documentato nel nostro post. Quindi i dati sono riportati come mere percentuali in modo che si possa dire che percentualmente il fenomeno è allarmante, ma senza sapere esattamente quante donne sono state uccise con movente femmminicida.
Gli esperti in pubbliche relazioni che si sono occupati di questa faccenda quindi si possono sentire orgogliosi per quella che potrebbe apparire come una “genialata” , ma hanno fatto i conti senza l’oste. L’attenzione a questo argomento è molto cresciuta rispetto ai primi tempi e circolano su facebook post di persone che si propongono di svelare il numero reale dei veri femminicidi mascherati dietro alla percentuali usando la matematica che si usa alle scuole superiori per risolvere le equazioni a più incongnite. Pare che con alcuni passaggi, combinando le informazioni date in forma mascherata dalla brochure della polizia di stato, si possa dimostrare che i femminicidi propriamente detti siano anche nel 2019 poco più di una trentina,
Attendiamo quindi fiduciosi il lavoro di queste persone che sono più abili di noi con i numeri.
Ma possiamo dare qui un piccolo contributo allo smascheramento dei dati. I titoli di quotidiani e TG che sono stati fatti in questi giorni prendono come unica fonte una ricerca EURES che viene aggiornata ogni anno. Fino ad oggi non l’avevamo letta, ed eravamo convinti si trattasse di qualcosa di poco serio (per usare un eufemismo). Ma ci siamo dovuti ricredere, il dato “femminicidi per anno” riportato non è inventato di sana piana come malignamente avevamo creduto. Infatti è possibile anche in questo caso dimostrare che quadrano con il numero 32 che l’anno scorso aveva diffuso la polizia di stato. L’unico appunto che si può fare ad EURES è che anche loro hanno provveduto a mascherare il numero assoluto dietro a percentuali, che però sono facilmente interpretabili.
Riportiamo qui il passo del rapporto 2019 che espone il metodo di mascheramento dei dati:
Il principale movente dei femmincidi familiari si conferma quello della gelosia e del possesso (impropriamente definito “passionale”), riscontrato nel 32,8% dei casi; seguono, con ampi scarti, le liti e i dissapori (16%) e il disagio della vittima (15,1%), cui occorre affiancare il 13,4% dei delitti “spiegati” dal disagio mentale dell’autore.
Leggendo i passi precedenti del rapporto si capisce che l’EURES ha contato come femminicidi tutti gli omicidi di donna in ambito familiare e che poi ha dato le percentuali del movente nel passo sopra citato. Ebbene applicando la percentuale del 32,8% di movente “gelosia e possesso” ai numeri asssoluti riportati dallo stesso rapporto si arriva ad un numero tra i 30 e i 40 che quadra con quanto era stato diffuso dalla polizia di stato nel 2018.
Non c’è trucco, non c’è inganno. E’ tutto messo nero su bianco. Non viviamo in un cupo mondo come quello descritto da Orwell. Per ora.
23 novembre 2019